Dopo
il rifiuto al suo governo, De Gaspari si ritira a vita privata; quel
governo “monocolore” (composto cioè da soli democristiani) non
soddisfava le esigenze italiane della seconda legislatura
repubblicana e segnò la fine della sua carriera politica. De Gaspari
morirà un anno dopo (agosto 1954). Fu quindi un altro democristiano
a succedergli, Giuseppe Pella, ma sempre alla guida di un
monocolore; questi si trovò ad affrontare la crisi sulla questione
di Trieste: la zona B apparteneva sempre alla Jugoslavia, mentre la
zona A, appartenente agli Anglo-Americani, doveva essere restituita
all’Italia nel 1948, ma così non era avvenuto. Tito minacciò subito
ritorsioni nel caso di un eventuale ingresso italiano nella zona A e
Pella inviò alcune truppe sulla frontiera di Gorizia. Alla fine,
si raggiunse un accordo, poi ratificato nell’ottobre del 1954:
l’Italia avrebbe avuto la restituzione della zona A, ma avrebbe
definitivamente rinunciato alla zona B. Il governo Pella, però,
finì con il cadere, in quanto la forze di centro e quelle di
sinistra, guidate rispettivamente da Mario Scelba e Amintore
Fanfani, vi si opposero con determinazione. Dopo un vano
tentativo di Fanfani di ottenere la fiducia, fu Scelba a formare il
nuovo governo, sulla base di un alleanza Tripartita DC, Psdi, Pli,
attribuendo la vicepresidenza a Saragat e cercando di riprendere il
disegno degasperiano. Nel dicembre 1954 veniva presentato un
piano decennale di sviluppo ed incremento economico, detto “piano
Vanoni”, dal nome del ministro democristiano Ezio Vanoni: lo Stato
s’impegnava a creare 4 milioni di posti di lavoro. Apparso troppo
pretenzioso e vincolante agli occhi dei liberali, il piano, benché
approvato dal Parlamento, rimase privo di ogni concreta
efficacia. Successivamente, venne eletto presidente della
Repubblica Giovanni Gronchi, grazie ai voti dei comunisti e dei
socialisti. Durante il nuovo governo guidato da Segni, si ebbe la
firma dei trattati di Roma istituiti dalla CEE e dall’EURATOM: era
la fine dell’esperienza centrista italiana. Fu certamente Enrico
Mattei la figura più importante del miracolo economico italiano.
Riuscì a trovare giacimenti di metano nella Pianura Padana dopo la
fine della guerra e decise che l’Italia doveva essere indipendente
dai paesi possessori di risorse del sottosuolo, superando così il
cartello dei prezzi imposti dalle “Sette sorelle”, le grandi
compagnie petrolifere anglo-americane, con la formula del
Fifty-Fifty, metà e metà. Cercò risorse in tutta la penisola, riorganizzò l’Agip,
comprò e vendette in Russia, Iran e Algeria. Morì in circostanze
misteriose, in un incidente aereo nel
1962. Tratto da www.storiafilosofia.it/